Naming: una strategia che non serve solo ai brand
Quando senti parlare di naming, molto probabilmente la prima cosa che ti viene in mente è il brand name. Come scrivevo in questo articolo dedicato al naming,
il brand name è il “nome proprio” di un’attività, ciò che la rende unica e la differenzia da tutte le altre.
È una componente importantissima della strategia di marketing e comunicazione, perché è l’elemento grazie al quale si può lavorare molto sulla riconoscibilità del brand: è la parola (o la piccola serie di parole) con cui viene ricordato, memorizzato e quindi distinto dalla concorrenza.
Però, se il brand name è una parte identitaria importantissima di una realtà imprenditoriale, ci sono altri casi in cui è utile – a livello strategico – assegnare dei nomi che siano unici e riconoscibili. Vediamo quali sono.
Comunicazione: a “cosa” assegnare un nome
Oltre alla tua attività, in generale, ci sono diversi elementi del tuo business e della comunicazione che possono beneficiare di un’attività di naming. Adesso ne facciamo passare qualcuno e, intanto, ti riporto degli esempi a cui ho lavorato, per me o per le mie clienti.
1) Prodotti
Ci sono alcuni prodotti per cui ha senso trovare un nome proprio, unico e riconoscibile.
Perché questo può essere utile? Perché magari sono prodotti che già esistono (simili, o della stessa categoria merceologica) sul mercato e in questo modo è più facile associarli all’identità del brand e, quindi, far sì che la clientela se li ricordi.
Per esempio, per Il tetto delle nuvole ho trovato il nome a questo gancio da parete: Essenza. Come puoi leggere nella pagina dello shop, “il gancio è essenziale, è la base dalla quale nasceranno nuove composizioni, sperimentazioni, idee di arredamento creativo”. Chiamarlo “gancio” non sarebbe stato limitante?
Per Bookbank Libri d’Altri Tempi, invece, ho inventato il nome per un’intera categoria di prodotti e, al suo interno, per i vari elementi. La categoria si chiama “La compagnia del ritorno” e sul sito puoi leggere perché ho proposto proprio questo nome: “La Compagnia del Ritorno è una collana di libri rinati: libri vecchissimi, un po’ rovinati, che sarebbero pronti per il macero e invece si trasformano in altro”. Insomma, ritornano – e lo fanno in varie forme.
2) Servizi
Sempre per Bookbank ho inventato un nome per un servizio bellissimo e particolare che Sara, la libraia, offre ai suoi clienti: Una libraia tutta per sé. Il nome si ispira a “Una stanza tutta per sé”, opera di Virginia Woolf: chi acquista (o riceve in regalo) questo “buono felicità”, avrà per qualche ora libreria e, appunto, libraia tutte per sé – tra una tisana o un bicchiere di vino, buona musica e una valigia di libri tra cui scegliere le prossime letture.
3) Newsletter
La newsletter, lo sappiamo, è un canale di comunicazione prezioso. Oltre ad avere dei contenuti studiati in modo strategico, a volte è utile trovarle un nome che le dia un tocco di personalità in più.
Tra le newsletter a cui ho trovare il nome ci sono “Demetra – Lettere dal cambiamento”, della counselor Sabrina Rosa, che mese per mese accompagna le lettrici verso le proprie metamorfosi personali, e “Quarantadue – La risposta è (quasi) sempre nei numeri)”, della Professional Organizer Claudia Piccinini, che invia il 21 di ogni mese consigli e riflessioni sull’organizzazione del lavoro e del denaro. Se Demetra richiama un immaginario di potenza femminile, Quarantadue riporta subito nel mondo dei numeri e, intanto, strizza l’occhio agli appassionati di fantascienza, raccontando così un elemento che caratterizza il personal branding di Claudia.
4) Freebie e risorse gratuite
Anche i freebie e le risorse gratuite che offri al tuo pubblico possono avere un nome che le identifica e le rende coerenti con la tua identità verbale.
Qui ti faccio qualche esempio di percorsi e risorse creati da me per le persone che mi seguono:
- Fantastica: è un allenamento creativo con il quale accompagno chi si iscrive alla ricerca di idee per la comunicazione. Il nome suona come “fantasia” e richiama il mondo fantastico dell’immaginazione;
- Glow, invece, è un percorso dedicato alla scrittura: ho scelto questo nome perché, come dice la call to action del box di iscrizione, aiuta a “far brillare le proprie parole”;
- Lampadine, infine, è un gruppo Facebook: il sottotitolo che ho scelto è “Ispirazioni per la tua comunicazione” e le ispirazioni non le immaginiamo sempre come piccole (o grandi) lampadine che si accendono e ci fanno vedere meglio le cose?
Come si trova il giusto nome per prodotti, servizi e risorse
Adesso che abbiamo visto qualche esempio pratico vediamo come si lavora a questi naming.
La cosa principale da ricordare è che si tratta di un processo strategico. Cosa significa? Che non dobbiamo accontentarci di un nome “bello” ma dobbiamo puntare a qualcosa che ci permetta di raggiungere i nostri obiettivi di comunicazione.
Nel concreto, quando vogliamo trovare il giusto nome per un elemento della nostra offerta, per un canale di storytelling o una risorsa, dobbiamo:
- avere chiara l’identità verbale del contesto in cui si inserisce – ovvero del nostro brand – e il suo tono di voce, con cui il nome dovrà essere coerente;
- decidere con esattezza cosa dovrà trasmettere, sia a livello di informazioni (quindi chiarezza) sia di suggestioni (quindi emozione);
- valutare le necessità stilistiche: quanto dovremo puntare sulla sintesi? Ci sarà una grafica particolare in cui dovremo inserirlo? In quale lingua potrà svilupparsi? Che riferimenti dovrà evocare?
- Sarà accompagnato da un altro micro copy, come un sottotitolo o uno slogan?
Insomma, il lavoro sul naming di collezioni, prodotti, servizi o risorse è una vera e propria strategia, che parte dall’identità e si concretizza in una o più parole.
Dedicagli tutto il tempo di cui ha bisogno e, se vorrai farlo insieme a me, scrivimi: sono certa che insieme troveremo i nomi perfetti per il tuo universo.
(foto Jexo on Unsplash)