Perché in comunicazione la banalità non esiste
Provo a descrivere una scena e vediamo se ti ci riconosci.
Sei seduta alla tua scrivania e vuoi pianificare un po’ di contenuti per la comunicazione delle prossime settimane. Hai davanti a te un file Excel, un quaderno o un’agenda. Sei pronta a scrivere, a buttare giù qualche idea per blog, newsletter, YouTube o Instagram. Eppure, quel file (o quel foglio di carta) rimane bianco. Non che ti manchino le idee. Quelle ci sono, arrivano anche numerose, ma ti ritrovi a scartarle. Ogni volta che te ne rigiri in testa una, pensi: è banale. Oppure: non interesserà a nessuno, è una cosa scontata, non è originale. E così quello che avrebbe dovuto essere un elenco di possibili contenuti resta un elenco di niente.
Ti succede periodicamente? Ti è successo almeno una volta?
Se la risposta è sì, spero che questo articolo ti aiuti ad affrontare in modo diverso la situazione. Come? Ragionando su questo fatto: la banalità, in comunicazione, non esiste.
Abbiamo paura di essere banali
Qui non parlo in generale, ma mi limito al campo dello storytelling.
Quando dobbiamo immaginare – e poi creare – dei contenuti per raccontare e promuovere la nostra attività, capita di sentirci:
- banali: questo argomento è scontato, è qualcosa che conoscono sicuramente tuttə, parlarne non apporterà niente di nuovo alla conversazione con il mio pubblico;
- ripetitive: ho già affrontato questo argomento due anni fa, se ne parlo di nuovo faccio la figura di quella che non ha niente da dire;
- superficiali: questo contenuto è troppo semplice, se non approfondisco sembrerò poco preparata.
Qual è la conseguenza di questi pensieri? Che ci blocchiamo e spesso rinunciamo a scrivere, a raccontare. A creare contenuti che potrebbero far crescere il nostro lavoro.
Ed è proprio qui che vorrei arrivare: la banalità non esiste… se fai un buon lavoro strategico su pubblico e identità. E adesso vediamo come.
Perché la banalità non esiste?
Per rispondere a questa domanda ci basta focalizzarci sulle persone a cui è destinata la nostra comunicazione. Che poi, se ci pensi, è una cosa da fare sempre perché conoscere bene il target a cui ti rivolgi è un primo passo fondamentale per creare una comunicazione che sia utile e coinvolgente.
Il punto è questo: ciò che per noi può risultare banale, per chi ci segue (ed è interessatə agli argomenti che trattiamo) probabilmente non lo è.
Quindi, cosa bisogna fare?
1) Cerca di avere ben chiaro a chi stai parlando
Prima di cominciare a definire i contenuti di quella che sarà la tua comunicazione, fai un lavoro approfondito sul target a cui si rivolgerà.
E, mi raccomando: non limitarti a razionalizzare le caratteristiche socio-demografiche del pubblico, fai in modo invece di sapere nel modo più preciso possibile di cosa ha bisogno, cosa desidera, come vuole sentirsi e percepirsi.
– Esempio: il pubblico a cui mi rivolgo spesso va in crisi perché non sa come organizzare le attività di comunicazione, rischiando così di non riuscire a raccontarsi/promuoversi. Contenuto che posso condividere (per me magari “banale” perché è qualcosa che conosco molto bene): come organizzare il lavoro di comunicazione.
2) Ricordati che i contenuti che crei non sono per te
A volte, pur conoscendo bene il target a cui dovremmo rivolgerci, cadiamo nella trappola del monologo. Concretamente: scriviamo ciò che noi vorremmo leggere.
Così però tutto il lavoro strategico preliminare non viene sfruttato, ma non solo: il fine della comunicazione è promuovere la mia attività e per farlo devo scegliere argomenti che siano utili non a me, ma a chi potrebbe comprare i miei prodotti e servizi.
Quindi, chiediamoci sempre: cosa può servire/piacere a chi mi leggerà?
– Esempio: le persone che mi seguono vorrebbero scrivere testi corretti e belli da leggere. Contenuto che posso creare (per me scontato perché, lavorando con le parole, sono cose che devo conoscere benissimo): i piccoli errori da evitare quando si scrive.
3) Sii consapevole che a volte condividerai contenuti che per te sono banali
E va bene così. Tenerlo presente ci permette di capire quando un argomento per noi è conosciuto ma per il nostro pubblico no. Anzi, per il target a cui ci rivolgiamo può essere interessante, utile o emozionante. Le nostre necessità non devono per forza combaciare con quelle del pubblico.
E se proprio non sai cosa dire?
Potremmo lavorare insieme alla definizione dei tuoi contenuti. Un passo per volta, trovando il metodo giusto per te. Scrivimi: non vedo l’ora di immergermi nel tuo racconto.
(foto Amy Shamblen on Unsplash)