Una comunicazione può essere davvero autentica?
Cosa vuol dire essere autentiche quando si fa comunicazione?
Se mi segui da un po’, saprai che la parola autenticità, quando si parla di storytelling, mi sta un pochino stretta. Non perché non mi piaccia, anzi, ma perché trovo che sia fraintendibile. Molto spesso, infatti, ad essa associamo aggettivi come spontaneo, naturale (altra parola rischiosissima e scivolosa) o trasparente.
Quando ci immaginiamo come può essere una comunicazione che si definisce autentica, quindi, può succedere finiamo per figurarci una narrazione che non mette filtri tra lo storytelling e la vita personale – così da essere, appunto, spontanea.
Ma la comunicazione è fatta anche di filtri
Come ti dicevo qui, tra te e la tua comunicazione è auspicabile che dei confini ci siano. Il rischio, altrimenti, è duplice:
- da un lato mancherebbe la strutturazione strategica del racconto – se dico tutto, se mostro ogni cosa, non ho più controllo sulla direzione che do alla narrazione;
- dall’altro, rischieremmo di essere fagocitate dall’esposizione, mettendo a repentaglio i salvifici spazi di privacy.
Uno storytelling fatto bene presuppone una selezione degli elementi narrativi e una costruzione consapevole del racconto.
Come un libro, come un film. La comunicazione business funziona allo stesso modo: non possiamo prescindere da queste due attività.
Quindi, ci dimentichiamo dell’autenticità?
Assolutamente no.
In comunicazione, quando dobbiamo raccontare e promuovere un progetto l’autenticità è importante. Però, per non confonderci, le cambierei nome e la chiamerei onestà.
Per costruire una narrazione autentica, dunque, posso puntare all’onestà e fare in modo che alla rappresentazione pubblica (del mio brand, di me come professionista) corrisponda un nucleo di verità. Che ci sia coerenza, insomma, tra ciò che comunico e ciò che sono.
Come si costruisce una comunicazione onesta
Per creare una narrazione del nostro brand o del nostro progetto che sia coerente con la nostra essenza – e dunque onesta – si può lavorare su diversi elementi:
- innanzitutto, sui valori che ci guidano, nella professione e non solo: fai in modo di razionalizzarli, di definirli con chiarezza e di immaginare, come passaggio conclusivo, contenuti che li rappresentino;
- sull’unicità del punto di vista, del nostro modo di analizzare e affrontare situazioni, problemi e opportunità: anche in questo caso, sii chiara nella sua definizione e condividi ciò che emerge in contenuti dedicati;
- sul tono di voce, che dovrà essere in sintonia con il tipo di percezione che vogliamo suscitare in chi incontrerà (e leggerà) i nostri contenuti. Il tono di voce – che rappresenta il “come” diciamo le cose – è un elemento che contribuisce molto a definire la nostra immagine online, quindi affinché la comunicazione risulti onesta è importante che sia coerente con noi e con ciò che vogliamo trasmettere;
- sulle relazioni che costruiamo online, in particolare proprio con la modalità che abbiamo di interfacciarci con le persone – proporci, rispondere, fornire informazioni, aiutare.
Una risorsa per te
Bene, adesso che abbiamo visto su quali elementi puoi lavorare per cominciare a costruire una comunicazione onesta, quindi coerente con la tua essenza, ti propongo uno strumento che potrebbe facilitarti il lavoro. All’interno del corso online Scintilla, dedicato ai blocchi creativi, c’è il workbook Linfa, che ti accompagna proprio in un’attività di scavo e osservazione alla scoperta delle tue radici – da trasformare poi in nuovi contenuti!
(foto Nicola Fioravanti on Unsplash)