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Lo spazio tra te e la tua comunicazione

comunicazione e privacy

Lo spazio tra te e la tua comunicazione

Quando a portare avanti un’attività – e la comunicazione ideata e creata per promuoverla – è una sola persona può capitare che, a lungo andare, i confini tra lo storytelling e la vita personale rischino di diventare meno definiti.

Premesso che un buon personal branding è strutturato per avere un’identità e caratteristiche proprie, non totalmente sovrapponibili con quelle della professionista che rappresenta, resta comunque una questione: al centro di quella comunicazione ci siamo noi e può succedere di sentirci troppo esposte.

 

Perché conviene esserci (almeno un po’)

Certo, molto spesso una comunicazione business che si avvale della presenza umana ha più possibilità di entrare in connessione con il pubblico e, quindi, di instaurare più velocemente (e in modo più profondo) una relazione con le persone a cui si rivolge.

Questo succede perché:

  • quando ci mettiamo la faccia rendiamo il nostro racconto più riconoscibile;
  • questa riconoscibilità permette di sviluppare una memorabilità;
  • farsi vedere crea fiducia;
  • infine, metterci la faccia rende la comunicazione più coinvolgente perché viene percepita come più umana, più vicina.

 

Se vuoi approfondire, leggi l’articolo “Comunicazione: perché conviene metterci la faccia”.

 

Tu non sei la tua comunicazione: promemoria

Detto questo, ti voglio comunque lasciare un piccolo – ma spero utile – promemoria per quando il timore di esporti troppo rischia di bloccare la tua comunicazione.

 

1) Lo storytelling non è un reality

Non hai il dovere di mostrare tutto ciò che accade nella tua vita, anche se in parte è sovrapponibile con il tuo lavoro.

Anzi, in realtà non solo non devi sentirti in dovere di farlo, ma sappi che è una scelta che mette a rischio il raggiungimento dei tuoi obiettivi di comunicazione, perché:

  • non trasmette un messaggio preciso sul tuo brand;
  • non lascia spazio alla strategia;
  • inoltre, può diventare molto pesante da gestire a livello mentale ed emotivo, portando, come reazione, a un allontanamento dal proprio racconto.

 

2) Storytelling è selezione

È normale – o meglio: è giusto – selezionare ciò che vuoi raccontare e condividere con il tuo pubblico.

Ogni storia ben costruita è fatta da una selezione e da un intreccio studiati ad arte.

E tu, in questa storia, a seconda dell’identità del tuo brand potrai valutare cosa e quanto condividere della tua vita (e, aggiungo, se condividere qualcosa).

 

3) Trova un buon compromesso tra obiettivi e privacy

Sì, una comunicazione in cui sei (almeno un po’) presente funziona con più facilità. Ma sì, puoi stabilire tu dove sta il confine tra la relazione da instaurare con il pubblico e la tua necessità di privacy.

Ricorda: è la strategia che si adatta a te, non viceversa.

 

Uno strumento se vuoi trovare il tuo modo di esserci

Chiudo con una risorsa che ho creato per chi desidera esserci un po’ di più nella propria comunicazione, mettendoci la faccia ma a modo suo, senza arrivare mai a sentirsi mai a disagio.

Questa risorsa è un video corso, si chiama Crisalide e qui trovi tutte le info.

 

Buona esplorazione e buona narrazione.

 

(foto Zoe Schaeffer on Unsplash)