La comunicazione non è un monologo
Prima di metterti a scrivere, ti chiedi a chi stai parlando? A chi sarà diretto il tuo contenuto? Capire, conoscere e individuare il proprio pubblico è un passo fondamentale per comunicare bene.
Oggi ti racconto tre errori che devi stare attenta a non commettere quando prepari i tuoi testi.
Dolly’s world | Quelli che parlano a un mondo di cloni
C’è chi – io li immagino con camice bianco da scienziati e circondati da alambicchi fumanti – scrive per una platea di suoi cloni. Perché nessun altro potrebbe capirli. Perché nessun altro riuscirebbe a star dietro ai salti concettuali, alle conclusioni presentate come chiarissime ma che in realtà chiarissime non lo sono mica tanto, ai riferimenti che fanno tanto strizzatina d’occhio (ma a chi? A chi?).
La triste verità è che molto spesso questi cloni esistono solo nella fantasia dello scrittore. Nessuna Dolly tra i nostri lettori, gente. Nessuna Dolly.
Ufficio complicazione | Quelli che parlano solo agli specialisti
Poi c’è chi scrive robe tecnicissime, piene di sigle, acronimi, messaggi in codice. E se queste robe tecnicissime le scrivono su siti di settore, diretti a una minuscola nicchia di esperti, va pure bene. Il fatto è che a volte – spesso – le vedo scritte anche su siti o blog di divulgazione, magari pure sui social, che sono il posto meno tecnico e specialistico del mondo. Come se gli unici lettori esistenti fossero gli espertoni del settore. Solo che così non funziona.
Se vi capisce un lettore su dieci, quei testi non sono buoni, non sono efficaci. Magari sono corretti, completi, accurati. Ma se sono incomprensibili alla maggior parte del nostro pubblico, a cosa servono?
Elenco dispersi | Quelli che non si capisce a chi parlano
E poi c’è chi parla… mah, non si capisce. A volte sembra parlino a qualcuno in particolare ma di non ben identificato, altre a se stessi, altre ancora ai potenziali clienti e poi agli influencer e poi ancora a un gruppetto di amici che conoscono dalle medie.
Questi, quando li leggete, finisce che vi gira la testa o, se vi va bene, che siete molto (ma molto) confusi. Perché sperimentare il proprio stile va bene, ma magari pensiamo sempre a chi ci sta leggendo. Trovare la propria voce è importante, ma lo è anche far passare il messaggio che vogliamo condividere.
E quindi, come si fa?
Prima di scrivere – o meglio, prima di fare un piano di comunicazione – chiediamoci di chi saranno le orecchie che ci ascolteranno, gli occhi che ci leggeranno. Solo così sarete sapremo creare un racconto comprensibile e piacevole per il nostro pubblico.
Lo so, non è mica facile trovare uno stile, una voce. Ma ti assicuro che anche tu hai la tua, sta solo aspettando che trovi il coraggio di farla emergere.
Se vuoi che ti aiuti a trovare la tua, scrivimi: non vedo l’ora di darle il coraggio e la forza di uscire.
Paoblog
29 Marzo 2017 at 10:26Concordo, soprattutto con l’Ufficio complicazione.
Valeria Zangrandi
29 Marzo 2017 at 10:27Ecco! : ))