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Pensiero divergente: cos’è e come farne una risorsa per raccontarsi

pensiero divergente applicato alla comunicazione - in fotografia, per rappresentare il pensiero divergente, una parete su cui sono attaccati dei post-it colorati, probabilmente frutto di un brainstorming

Pensiero divergente: cos’è e come farne una risorsa per raccontarsi

Sai che cos’è il pensiero divergente?

Magari non conosci esattamente il suo funzionamento ma di sicuro ti sarà capitato di sentirlo nominare in discorsi legati alla creatività.

In effetti, si tratta di un tipo di pensiero che, se allenato, può avere un impatto molto positivo sulla produzione creativa e, di conseguenza, su una comunicazione varia e originale.

Ma facciamo un passo per volta e vediamo innanzitutto di cosa si tratta.

 

Cos’è il pensiero divergente

Partiamo dalla definizione che ne dà Wikipedia:

 

Il pensiero divergente (o divergenza) è un particolare tipo di pensiero che coincide con la capacità di produrre risposte che siano allo stesso tempo originali, inusuali ed efficaci in relazione a un determinato compito o problema. (*)

 

Già qui possiamo intuire che si tratta di una capacità strettamente connessa con la creatività.

Ma facciamo un passo in più.

Il pensiero divergente è stato studiato e definito per la prima volta da dallo psicologo statunitense Joy Paul Guilford, che ne ha delineate le caratteristiche principali:

  • fluidità, nel senso di quantità di idee che si riescono a produrre, indipendentemente dalla loro qualità;
  • flessibilità, intesa come capacità di passare da un’idea a un’altra senza perdersi o bloccarsi;
  • originalità delle idee individuate;
  • elaborazione, quindi capacità di sviluppare in profondità la propria idea;
  • valutazione, ovvero riuscire a capire quale, tra le idee immaginate, è la più adatta per risolvere il problema che ci era stato posto.

 

Se proviamo a osservare queste caratteristiche nel loro insieme, ci rendiamo conto che il filo rosso che le unisce è la possibilità di cambiare prospettiva:

  • da cui analizziamo il problema;
  • da cui colleghiamo gli elementi che il contesto ci pone di fronte;
  • da cui valutiamo ciò che abbiamo prodotto, senza scartare (anzi valorizzando) i punti di vista meno canonici, meno scontati.

 

Pensiero divergente e creatività

Questo tipo di approccio alla risoluzione dei problemi è stato quindi definito “pensiero produttivo” perché, come ci fa intuire la parola stessa, offre la possibilità di produrre molte più idee (e molto più innovative) rispetto al suo opposto, il “pensiero riproduttivo”, che invece si basa sull’utilizzare le forme di ragionamento che già conosciamo, senza vederne (e sperimentarne) di nuove.

A questo punto il collegamento tra pensiero divergente e creatività si fa luminoso:

 

più sono in grado di cambiare prospettiva, far fluire le idee e valutarle in modo non convenzionale ma efficace, più la produzione creativa può farsi ricca e articolata. Più sarò capace di risolvere i problemi (o i blocchi) che incontro in modo funzionale e personale.

 

La tecnica Scamper applicata alla comunicazione

Adesso proviamo a declinare tutto questo nella pratica della comunicazione. Per farlo ci serviremo della tecnica Scamper, sviluppata da Bob Eberle a partire dal metodo del brainstorming. Si tratta di una tecnica che mira ad allenare il pensiero creativo e, in sintesi, funziona così: data un’idea, proviamo a stressarla (nel senso di metterla alla prova) cambiando alcuni fattori. In base a cosa decidiamo di cambiare questi fattori? Seguendo le indicazioni il cui acronimo forma proprio il nome Scamper:

  • S – Substitute: sostituire (per esempio, sostituire un elemento dell’idea)
  • C – Combine: combinare (per esempio, unire la nostra idea a qualcos’altro)
  • A – Adapt: adattare (per esempio: adattare l’idea a un altro contesto o ad altre condioni)
  • M – Modify: modificare (per esempio, cambiare una parte dell’idea per raggiungere un obiettivo ancora più alto)
  • P – Put to other uses: usi alternativi (per esempio, immaginare quale utilizzo alternativo potrebbe avere)
  • E – Eliminate: eliminare (per esempio, togliere un elemento o un’opzione)
  • R – Rearrange: riformulare (per esempio, giocare al “What if”: “cosa succederebbe se…?”)

 

Queste indicazioni ci possono guidare in un esercizio di “divergenza creativa”, ma possono anche aiutarci a trovare nuovi utilizzi o idee collaterali per un’attività o un progetto di storytelling.

Come? Facciamo un esempio. Ipotizziamo che la nostra attività, o idea di partenza sia un funnel di benvenuto per la newsletter. Adesso applichiamo la tecnica Scamper, punto per punto.

 

Substitute

Con cosa potrei sostituire il funnel di benvenuto?

Idea 1 (poco realizzabile, ma ricordiamoci che stiamo facendo allenamento creativo): con una lettera scritta a mano che sicuramente creerà un legame speciale.

Idea 2 (più realistica): con l’invito a unirsi a un gruppo Facebook in cui trovare risorse gratuite e confronto continuo.

 

Combine

Cosa potrei unire al funnel?

  • Un codice sconto
  • Una risorsa da scaricare
  • Una mini formazione esclusiva
  • La possibilità di prenotare una call gratuita di conoscenza

 

Adapt

E se dovessi adattare l’idea del funnel di benvenuto all’ingresso in un gruppo riservato? Lì non potrei inviare mail dedicate: come risolvo?

Potrei, una volta al mese, dare il benvenuto alle nuove persone arrivate ricordando che hanno delle risorse gratuite a disposizione, ripostando i link o i file da scaricare.

 

Modify

Come posso trasformare il funnel e renderlo ancora più efficace?

Potrei ideare e predisporre funnel diversi a seconda delle preferenze di chi si iscrive alla newsletter (preferenze da selezionare in fase di iscrizione).

 

Put to other uses

Che uso alternativo potrebbe avere il funnel?

Potrei usarlo non per presentarmi o regalare qualcosa, ma per conoscere meglio le persone che si iscrivono alla newsletter: ogni mail potrebbe contenere un breve form da compilare così da raccogliere informazioni più dettagliate sulla mailing list.

 

Eliminate

Cosa potrei togliere dal funnel?

Forse il funnel stesso, compattando tutti i contenuti in una sola mail di benvenuto.

 

Rearrange

Cosa succederebbe se le persone non aprissero mai le mail del funnel?

Non raggiungerei i miei obiettivi legati a quello strumento. Per provare a risolvere potrei:

  • cambiare l’oggetto delle mail rendendolo più interessante
  • fare degli a/b test modificando un elemento per volta e vedere se una delle opzioni ha risultati migliori

 

Visto come, con il pensiero divergente, si possono trovare idee alternative per i propri canali e contenuti?

Come sempre, la pratica è tutto.

Se ti è venuta voglia di metterti in gioco, ti lascio il link a Fantastica: è un percorso di allenamento creativo, dura sei giorni e ti aiuta a vedere la tua comunicazione da un punto di vista meno razionale e più immaginativo.

 

(*) il testo non è proprio uguale all’originale perché ho corretto le d eufoniche, sorry Wikipedia ma è stato più forte di me.

 

(foto Patrick Perkins on Unsplash)