Come ho trasformato la mia pagina Facebook
Gli account social si possono trasformare. Te lo dico perché, per esempio, alla mia pagina Facebook è successo. Una specie di metamorfosi, come quella da bruco a farfalla – scusa, non sono ancora uscita dal tunnel degli insetti.
Il bruco | Quando parlavo di libri e storie
Ti racconto com’è nata la mia pagina Facebook. Tre anni fa – poco meno, ma insomma, siamo lì – ho aperto un blog, che poi è un posto dove ancora scrivo, lo spazio che mi sono tenuta per raccontare quello che mi passa per la testa. Il blog si chiama “L’inventore di mostri” e quando l’ho messo online ho deciso di aprire degli account social collegati. Tra cui, appunto, una bella fan page.
Ci postavo gli articolo del blog, cose che c’entravano con il mondo dei libri e delle storie e – ops (*) – le stesse foto che pubblicavo su Instagram.
In tre anni la pagina de L’inventore di mostri ha raccolto circa 450 fan. Non tantissimi, ma neanche pochi.
Era un posto dove mi piaceva stare, solo che poi è successa una cosa.
La crisalide | Quando ero al bivio
La cosa che è successa è che ho deciso di fare un salto e diventare, da freelance, freelance-che-si-racconta. E ho dovuto decidere che cosa fare con i miei canali social. Twitter e Instagram li ho lasciati esattamente com’erano, per la mia strategia di comunicazione andavano già bene così (**). La pagina Facebook, invece, aveva bisogno di un cambiamento.
Intanto si chiamava “L’inventore di mostri” ma per quel canale non andava più bene: questa infatti sarebbe dovuta diventare il luogo in cui, più che in qualsiasi altro posto, avrei raccontato il mio lavoro, diffuso i post del blog professionale e lanciato idee, offerte, insomma cose legate al mio essere freelance. Quindi niente invenzioni e narrazioni personali. E poi avrei dovuto cambiare i contenuti, completamente.
Ma c’era un ma. Come dovevo fare? Chiuderla e aprire una nuova pagina? Così avrei perso sia i miei fan che uno storico di cose raccontate. Passare da un giorno all’altro a un nome nuovo e a nuovi contenuti? Avrei destabilizzato (e probabilmente innervosito) chi mi seguiva.
La soluzione è stata spiegare che avrei cambiato e lasciare ai fan della pagina la possibilità di scegliere se rimanere o salutarci – e a quel punto, au revoir e amici come prima.
La farfalla | Quando sia io che voi abbiamo scelto
Avevo scelto di cambiare, quindi, e ho chiesto di scegliere anche a voi. L’ho fatto in una nota, che è uno spazio di scrittura su Facebook adatto ai contenuti particolarmente lunghi (e poi il testo si può formattare, cosa che nei post normali non è possibile fare).
La nota si intitolava “Io salto, la pagina si trasforma. Voi che fate, venite con me?”. L’ho messa online un mesetto prima di trasformare tutto e ho lasciato il tempo di leggere e decidere.
Quindi, cos’è successo?
Intanto non se ne è andato nessuno e, anzi, la trasparenza è stata apprezzata. Ho cambiato il nome alla pagina (ho chiesto a Facebook, visto che avevo più di 200 fan, ed è andata bene) e ho pianificato un calendario editoriale pensato per i contenuti professionali che avrei postato a partire dalla messa online del sito.
Insomma, ho fatto bene a coinvolgervi. A farvi scegliere. Poi siete rimasti e io sono felice ma i protagonisti lì siete voi, se avessi fatto tutto da sola, che senso avrebbe avuto?
Ecco e adesso ciao, vado a svolazzare.
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(*) ogni canale ha il suo linguaggio, quello che va bene su Instagram non va automaticamente bene su Facebook, anzi diciamo che è difficile che vada bene anche lì. Provare (e sbagliare) per credere.
(**) nel tempo poi sono cambiati anche quelli, ma ho voluto lasciare il testo dell’articolo così com’era perché anche non volevo cancellare un pezzo di storia.