L’adrenalina del salto
Capitolo 1 | A bordo piscina
L’inizio è quando stai a bordo piscina e il trampolino è là in alto, altissimo, ma le vertigini non le senti perché intanto tu sei ancora qui in basso quindi insomma cosa sarà mai salirci.
Io a bordo piscina ci sono arrivata che ormai ero freelance da qualche mese – da inizio anno, per essere precisi, dopo un percorso di collaborazioni, ricerche in università, lavori a distanza e in ufficio, una partita Iva aperta già da un po’ e la rinuncia a un tempo indeterminato, che lo so, sembra una roba da matti, ma a volte le robe da matti sono le sole ad essere davvero sagge.
A bordo piscina, quindi. A bordo piscina guardi il trampolino, che è il tuo lancio, e pensi che se resti lì dove sei succederanno due cose: non rischierai niente (cadute di pancia, bevute all’atterraggio, costume spostato tra le chiappe) e questo è molto confortante, ma non succederà nemmeno niente (non racconterai il tuo lavoro, non troverai nuovi clienti, non sarai costretto a esporti e quindi non ti interesserà fare sempre meglio).
Guardi il trampolino, valuti queste due possibilità (il niente rassicurante e il niente arrendevole) e scegli.
Ok, dai, saliamo.
Capitolo 2 | La scala
Il trampolino è in alto e per arrivarci c’è una bella scala.
I gradini sono tutte le cose che devi fare prima di lanciarti e mentre ti arrampichi capisci una cosa: che la percezione dal basso è sfalsata, sembravano pochi questi cacchio di gradini e invece no, sono tanti, alcuni più bassi, altri più alti, alcuni con una forma così strana che devi stare attento a come appoggi il piede.
Quando ho deciso di lanciarmi davvero come freelance, che poi vuol dire iniziare a dirlo – ad alta voce, per iscritto, nell’internet – ho fatto un elenco dei passi che avrei dovuto fare, mi sono presa del tempo, ho fissato una scadenza e poi ho iniziato a farli.
I passi, quelli grandi, sono stati questi: lavorare sul mio personal branding (cosa che ho fatto con Gioia), farmi fare un sito web, delle foto vere per il mio nuovo sito vero (da Federica), programmare un bel piano di lavoro per questa fine 2016 e per il 2017, fare un piano editoriale per il blog e lavorare alla comunicazione (stavolta alla mia, e diventare cliente di me stessa).
(Ecco, qui c’è una cosa importante da dire, che poi magari ne parlerò meglio più in là ma intanto: sì, affidarsi ai professionisti e non fare tutto da soli ha un costo, ma no, fare tutto da soli non è un risparmio, né di tempo né di soldi.)
I passi grandi poi sono fatti di tanti passi più piccoli, che ingenuamente erano quelli che non consideravo e invece ci sono, eccome, e sono quelli che danno il ritmo, mettono le spunte alle todo list, ti fanno dire “ehi, ho fatto un altro pezzettino”.
Capitolo 3| Guardare giù dal trampolino
Poi succede che sali tutti i gradini, la scala finisce e arrivi sul trampolino.
Hai il tuo lavoro da freelance da raccontare. Hai tutti gli strumenti lì: un sito pronto, pieno di quello su cui stai investendo, un piano di comunicazione in un excel con un sacco di caselle colorate, appunti su un quaderno con la copertina azzurra.
Guardi di sotto. Per un secondo – ma solo per un secondo – pensi che la scelta di non fare niente sarebbe stata più azzeccata, ma per fortuna ti ripigli in fretta e capisci che no, hai scelto giusto, anche se dopo il salto prenderai una panciata, o se berrai un po’, però ormai siamo qui e allora saltiamo.
Guardi dal trampolino e fai un po’ su e giù, come per testare la flessibilità dell’asse che ti sostiene, come se servisse a qualcosa farlo.
Guardi in basso e sai che adesso devi solo fare un bel respiro, chiedere alle tue gambe la migliore spinta che sono in grado di regalarti e saltare.
Capitolo 4 | Il salto
Ecco, io salto. Non sono più una freelance ma una freelance che lo dice ad alta voce e si racconta.
Ci aggiorniamo tra un po’ e vediamo com’è andato l’atterraggio.