Storia di un animale magico chiamato refuso
Un po’ di tempo fa su Il Post ho letto una notizia che parlava di un refuso.
Madò, addirittura farci una notizia?, penserai tu.
Beh sì, perché il refuso in questione era SULLA FIANCATA DI UN AEREO. Un Boeing 777, eh, mica un modellino.
Ecco, se correggere questo piccolo (ehm) errore è costato alla compagna “diverse migliaia di dollari”, i refusi in generale non creano così tanta disperazione. Però un po’ sì.
Almeno, a me sì e adesso ti racconto come ho affrontato l’ultimo (e peggiore) caso.
Questi strani animali magici
Prima ti faccio una piccola premessa. I refusi, secondo me, hanno qualcosa di soprannaturale. Un potere, tipo, una cosa che assomiglia all’invisibilità selettiva.
Ti spiego. Tu scrivi il tuo testo, lo leggi, lo rileggi e non trovi niente – NIENTE – che non va. Ma guarda, pensi, è proprio perfetto. Poi qualcuno ci butta un occhio, ma roba di un secondo, nemmeno legge tutto, e lo vede.
“C’è un errorino”.
Te la butta lì come se niente fosse. Un errorino.
E nella tua testa: buio, tuoni e fulmini, urla, apocalisse.
È questo il potere, capisci? Li vede solo chi non ha scritto il testo. Sanno nascondersi ai tuoi occhi, mimetizzarsi come dei minuscoli ninja.
Quindi: ogni volta che puoi, oltre a rileggere con estrema attenzione, fai controllare quello che hai scritto a qualcuno che non sei tu. Questo sarebbe l’ideale, solo che a volte non è possibile. Cioè, quasi mai è possibile. E allora, nonostante tutte le attenzioni, ogni tanto il refuso ci scappa.
A me è successo di recente.
Mi sono disperata? Oh sì.
Ho trovato il lato positivo? Anche.
Ho chiesto scusa e ho fatto un regalo
La cosa è andata così. A inizio estate ho preparato tutti i testi delle 31 Ispirazioni d’agosto, le 31 mail speciali che mando quando il resto della mia comunicazione si ferma.
Scritte, caricate su Mailchimp, rilette, programmate.
Mi sembrava tutto a posto ma un refuso, piccolo animaletto col dono dell’invisibilità selettiva, si era nascosto in una delle mail. Un refuso brutto, tra l’altro.
Immagina la mia faccia quando me ne sono accorta. In un secondo mi sono vista fare le valigie, andare in aeroporto, prendere il primo volo su un aereo con il nome scritto giusto, cambiare identità, farmi bionda, ricominciare lontano senza quest’onta sulle spalle.
Insomma, mi sono disperata un po’.
Poi ho pensato: ok, la cazzata l’ho fatta, troviamoci dentro qualcosa di utile – più che altro perché il biondo secondo me non mi dona mica.
E allora ho mandato subito un’altra mail in cui mi scusavo del terribilissimo refuso e, per farmi perdonare, regalavo la spedizione costosa a chi quel giorno avrebbe comprato il Quaderno delle ispirazioni.
Risultato: un po’ di vergogna in meno e otto quaderni venduti. Ok, ho pagato io le spedizioni, ma ogni tanto si può (e mi ha attutito il senso di colpa, lo ammetto).
Ecco. Non so se è stata una storia a lieto fine ma forse un po’ sì.
Se i refusi spaventano anche te e vuoi qualche suggerimento per migliorare i tuoi testi, iscriviti a Glow: è il percorso gratuito che ho creato per aiutarti a migliorare la tua scrittura.
(foto Susan Holt Simpsonon Unsplash)