Portfolio | La Scuola di Autonomia
Lavorare nella comunicazione può voler dire tante cose: a volte scrivo testi, altre volte creo strategie per raccontarsi bene online, altre ancora mi chiamano per organizzare laboratori sull’uso consapevole di Facebook.
Oggi ti voglio raccontare quest’ultima cosa qui, com’è nata e com’è andata a finire.
Laboratorio 1. Imparare per proteggersi
Quando mi ha contattata, Michela, educatrice della Scuola di Autonomia, mi ha chiesto se ero disponibile a tenere un laboratorio sull’uso di Facebook. All’incontro avrebbero partecipato una decina di ragazzi con diverse disabilità: “tutti hanno un profilo Facebook” mi ha spiegato “ma spesso manca una vera consapevolezza e noi vorremmo che imparassero a usarlo al meglio, soprattutto perché la rete è un posto potenzialmente pericoloso e al momento non hanno gli strumenti per gestire questo rischio”.
Ci ho pensato un po’ e poi ho deciso che sì, avrei tenuto il laboratorio e mi sarei messa in gioco.
E così ci siamo trovati e abbiamo passato due ore a discutere insieme di cos’è Facebook, del perché lo usiamo ma soprattutto del come. Abbiamo stabilito i limiti del tempo di utilizzo (“per non farci risucchiare da internet”), ragionato sul fatto che non ricevere tanti like non fa di noi dei perdenti e non deve renderci tristi, che dobbiamo chiedere il permesso ai nostri amici prima di pubblicare una foto che li ritrae e soprattutto che non siamo soli quando ci troviamo in difficoltà: quando ci sentiamo a disagio, ci fanno richieste strane o se qualche utente ci tratta male, possiamo chiedere aiuto.
Sembrano cose piccole, scontate, ma credo non lo siano mai. Per loro, ma forse anche per noi, che crediamo di avere sempre tutti gli strumenti ma poi chissà se è davvero così.
Laboratorio 2. Imparare per proteggere
E poi c’è stato il secondo incontro. A distanza di qualche mese mi sono ritrovata nella sede della Scuola di Autonomia, stavolta non più con i ragazzi ma con i loro familiari, che avevano deciso di dedicare un paio d’ore ad approfondire questo mondo digitale in cui i loro figli e fratelli si avventurano – questa volta, quindi, era un imparare per proteggere non se stessi ma qualcuno che si ama.
Seduti intorno a un tavolo, ci siamo raccontati e abbiamo ragionato insieme sui rischi ma anche – e soprattutto – sulle opportunità che Facebook può rappresentare. Perché se è vero che i pericoli ci sono e conoscerli ci aiuta a limitarli, è vero anche che la rete ha dentro tanta bellezza che si può scoprire insieme.
Questo è stato uno dei punti su cui ci siamo soffermati di più: cosa fare perché lo “stare su Facebook” diventi un allenamento all’autonomia e non solo un passare il tempo, come condividere quei momenti senza togliere spazio, aria e privacy, come creare insieme progetti da portare avanti grazie alla rete, percorsi che sappiano intrecciare il digitale e il reale, tenere insieme le persone che si frequentano ogni giorno in carne ed ossa e il mondo fluido e affascinante di internet.
Sono state due ore dense, in cui le paure hanno trovato parole che le spiegassero ma anche idee che sapessero limitarle. E poi abbiamo anche riso e questa forse è stata la soddisfazione più grande: guardare il buio e non farsi fermare, cercare insieme il modo di accendere una torcia, ridere e andare avanti.
[ Se pensi che possa in qualche modo aiutarti a raccontare o a risolvere dei dubbi specifici sulla tua comunicazione, scrivimi: troveremo la strada giusta. Insieme. ]
(foto Elena Koycheva on Unsplash)