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Il sottile confine tra social e vita

il sottile confine tra social e vita

Il sottile confine tra social e vita

Sarà che su Facebook – e sui social in generale – ci sto tanto per lavoro, sarà che mi sto sensibilizzando a questo tema, ma c’è una cosa di cui ho bisogno di parlare e questa cosa è il sottile confine tra social e vita.

 

Lo spessore | Quando inciampo nel confine

Ti faccio una premessa: non è che questo confine prima non lo vedessi, eh. Non è una scoperta recente, era proprio quella cosa che mi faceva stare lontana dai social, che mi faceva pensare “no, io in quel mondo lì non ci voglio entrare” – e poi ho cambiato idea, ma questa è un’altra storia.

Vedi, non ci volevo entrare proprio perché avevo paura che farlo avrebbe significato lasciare che chiunque potesse attraversare il confine della mia vita, indipendentemente da quello che volevo io, arrivare e sbirciare, prendere, portare via pezzi di me. E lo pensavo perché non conoscevo questo mondo, non avevo ancora capito che è uno strumento e che avrei potuto decidere io come gestirlo, quanto spazio lasciare, come parlare e a chi. Non avevo capito che avrei potuto scavare e tirare fuori il suo bello, difendendo nello stesso tempo quello che è mio e che credo – e lo credo tantissimo – che mio, Mio-E-Basta, debba rimanere.

Poi però succede che scorro il feed di Facebook o di Instagram e inciampo nel confine di qualcuno, un confine è diventato sottile, così sottile da lasciar passare la sua vita e farla arrivare fino ai miei occhi.

 

La confessione | Cosa provo quando succede

Ci sono cose diverse al di là dei confini, pezzi di esistenze, pensieri, sogni, paure, arrabbiature, insinuazioni. Quando ci inciampo succedono cose diverse, mi nascono reazioni che a volte neanche si assomigliano ma sono sempre abbastanza forti ed è per questo ho deciso di parlarne qui.

Ci sono giorni che inciampo in pavidi insulti nascosti dalla mancanza di un destinatario esplicito, altri che finisco in lamentele che non vanno da nessuna parte, cose come “sono incazzata” o “non hai capito niente”. E mi chiedo perché a questa persona che non ha capito niente non glielo si dica direttamente, perché invece di scrivere “sono incazzata” (e basta, oltretutto, senza una spiegazione che almeno ci spieghi il motivo, a noi pubblico a cui evidentemente è indirizzato lo sfogo) non si esca a fare due passi, non si prenda un cappuccino al bar. Mi chiedo anche cosa si aspetta chi scrive questi post, se il suo umore cambia dopo una decina di like o se quella persona che non capisce, leggendo un messaggio monco, finirà per capire.

A volte invece inciampo in confini che aprono porte sugli aspetti più intimi della vita di qualcuno. Social-cronache di fidanzamenti, dichiarazioni, condoglianze, vite messe online in ogni dettaglio che definire personale mi sembra riduttivo. Lì mi fermo e non so bene cosa pensare. Non lo so perché io tendo sempre a custodire la parte più mia di quello che ho, che non vuol dire non raccontare nulla, ma scegliere cosa condividere con tutti e cosa tenere per me, o magari raccontare a voce, o con un messaggio, una lettera, solo a chi voglio che sappia.

Sono esagerata io? È possibile, ma il racconto continuo e dettagliato di una vita lanciato online mi fa un po’ paura. Perché, dopo, cosa resta? Dove va? Quando si ferma?

 

E quindi | No, non ho una risposta ma almeno so cosa non mi piace

Non ho una risposta su cosa è giusto e cosa no. So cosa mi piace e cosa trovo eccessivo, so che a me i confini tra social e vita piacciono abbastanza definiti e che mi agito sempre un po’ quando vedo che invece a volte vengono stracciati, seminando pezzi di intimità in un mondo che non conosceremo mai abbastanza per poter dire di controllarlo.

Più ci penso e più mi sembra importante starci bene in questo mondo gigantesco che sono i social, e starci bene per me vuol dire custodire le cose più personali, i dettagli più profondi di quello che è mio. Che non vuol dire non condividere niente, perché basta scegliere, ché alla fine è sempre una questione di scelta. Anche il confine tra la mia vita e le parole o le foto che scelgo per raccontare, o il silenzio che scelgo per proteggerla.

 

Se hai dei dubbi sulla tua comunicazione, anche relativamente agli argomenti da condividere, posso aiutarti a trovare la strada giusta per te: scrivimi, faremo in modo che il tuo racconto ti somigli e parli di te, con la tua voce, senza che fagociti la tua vita. 

 

(Foto Renata Fraga on Unsplash)

4 Comments
  • Michela

    20 Settembre 2017 at 21:09

    Ciao Valeria!Mi associo al tuo pensiero e mi piacerebbe incontrarti!
    grazie

    • Valeria Zangrandi

      21 Settembre 2017 at 7:20

      Ciao Michela, grazie!
      E speriamo ci sia davvero occasione di conoscerci di persona : )

  • Silvia Comerio

    20 Settembre 2017 at 9:58

    Ciao Valeria, ottima e brillante analisi. Mi ritrovo completamente nelle tue considerazioni, ed è bello sapere di non essere soli in questo 😉

    • Valeria Zangrandi

      20 Settembre 2017 at 10:00

      Grazie a te, Silvia! È stato un post scritto abbastanza (tanto) di pancia, sono felice che risulti comunque comprensibile 😉 e che qualcuno ci si rispecchi!