Il mio storytelling: una cosa che sto sbagliando
Ho scoperto una cosa. Anzi no, diciamola giusta: mi hanno fatto notare una cosa, un errore che sto facendo.
A dirmelo è stata Sara de Il Sartino Naturale – che, mentre chiacchieravamo dei nostri lavori, se ne è uscita con un “tu non dici mai niente di quello che fai”.
Ma no, le ho risposto, non è vero: sul blog scrivo tutte le settimane, poi c’è la newsletter, e a volte parlo di lavoro pure su Instagram.
E qui è arrivata l’illuminazione: no, mi ha detto Sara, spieghi cosa vuol dire fare il tuo lavoro ma non racconti mai nel dettaglio i progetti che porti avanti con le clienti.
E in effetti – mannaggia a me – ha ragione. Faccio un attimo mente locale e mi accorgo che un paio di volte ho parlato di com’erano andati i corsi e, eccezione a quella che ormai mi sembra una pericolosissima omertà, ho raccontato di quella volta che ho scritto 800 micro testi in un mese. E basta.
È stato uno schiaffone. Metaforico, ma comunque bello tosto.
Non si può continuare così
Vedi, questa cosa è abbastanza grave. Ok, forse senza “abbastanza”.
Il fatto è che, se da una parte di comunicazione si parla sempre di più, dall’altra non sempre si sa esattamente cosa vuol dire, nel concreto, lavorarci.
Obiezione mia, per giustificare questa brutta dimenticanza: sì ma ci sono le sales page del sito in cui spiego bene cosa posso fare con i clienti.
Obiezione all’obiezione: vero, ma le sales page va a leggerle solo chi già ha capito di aver bisogno di te. E chi manco ci pensa? Chi magari ha un sito con dei testi orrendi decisamente migliorabili ma finora non si è posto il problema? Chi ha un negozio e usa Facebook come fosse zia Marietta senza immaginare un’alternativa?
Ecco, in questi casi, far vedere un esempio di cose fatte è molto meglio che rimandare a una sales page.
E poi raccontare progetti veri può essere l’occasione per spiegare qualcosa, per dare delle dritte a chi magari sta gestendo proprio una situazione simile.
Quindi: concretezza, utilità, qualità.
E. Non. Ci. Ero. Ancora. Arrivata.
I problemi da risolvere
Ok, ora che ho capito che devo sistemare questa cosa, devo organizzarmi per risolvere un paio di problemi.
Intanto non è detto che i clienti abbiano voglia di vedere il loro nome o quello della loro attività scritto qui. Quindi dovrò chiedere e capire quando posso e quando no. E poi, per i “quando no”, cercare un’idea alternativa.
E devo trovare un criterio. Anzi, forse più una misura. Perché a volte raccontare tutto quello che si è fatto è impossibile, sarebbe lunghissimo. Ma anche tagliare troppo non va bene, si rischia di banalizzare. Quindi devo scoprire la prospettiva giusta per raccontare.
Non sarà facile, mi sa, ma ci voglio provare, per rendere il racconto di questo lavoro ancora più completo (*).
(*) Adesso il racconto delle collaborazioni e dei lavori fatti lo trovi nella sezione Portfolio: vai a vedere, sbircia, scopri come potremmo lavorare insieme per rendere il tuo racconto ancora più bello.
(foto rawpixel.com on Unsplash)