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Coltivare la creatività: lo spazio per scrivere altro

scrivere altro quando scrivi per lavoro

Coltivare la creatività: lo spazio per scrivere altro

C’è una cosa che succede, quando scrivi per lavoro. Che forse è la stessa cosa di chi, per lavoro, legge.

Succede che non scrivi più per te, o non abbastanza. E all’inizio non te ne accorgi, poi inizi a farci caso, perché senti quella cosa nella pancia, che in un primo momento pensi sia inquietudine e invece poi capisci che è nostalgia.

 

Cosa non scrivo più

Una delle cose che scrivevo e che non scrivo praticamente più sono le narrazioni piccolissime su Facebook.

Ne parlavo nella newsletter che ti ho mandato lunedì, perché forse è quello che sento più urgente, quello che mi punge di più. Che ci metterei poco a ricominciare e infatti voglio provarci perché rinunciare mi sa che non mi va.

Un’altra cosa che da un po’ di mesi non tocco più è il mio blog personale, L’inventore di mostri, quel contenitore dove per qualche anno ho messo quello che mi andava, quando mi andava. Mi intristisce che sia lì fermo ma non so bene come fare, perché se proprio devo essere sincera l’idea di fare un calendario editoriale anche per quello mi fa quasi mancare il fiato perché vorrebbe dire trasformarlo del tutto in una cosa di lavoro e no, non voglio. Quindi boh, per ora lo lascio lì e spero mi venga un’idea abbastanza intelligente.

E poi c’è una cosa che non ho scritto mai, tranne che per un inizio, rifatto mille volte e poi lasciato appeso a uno sbuffo di niente. È una storia che mi gira in testa da talmente tanto tempo che non lo so nemmeno io. E qui va a momenti, ci sono mesi che manco mi ricordo che c’è, poi ci sono giorni che mi torna in testa e mi dico “dai Vale, provaci” ma poi non ci provo.

 

Come si fa

Eh non lo so come si fa. Però in questi giorni ci sto pensando tantissimo e mi sa che ho deciso che non voglio più permettere a quello che scrivo per lavoro di prendersi tutto lo spazio, tutto il tempo, tutta la voce.

E non fraintendermi, sono davvero grata alle cose che scrivo perché fare un lavoro così è un privilegio grandissimo e mi dà un sacco di soddisfazioni ma penso che sia giusto che, per quanto bello, non si mangi tutto quello che trova sulla sua strada.

Devo imparare a ritagliarmi lo spazio per scrivere le cose che mi fanno sentire quella nostalgia lì. Sì, ho detto spazio e non tempo perché il tempo se voglio lo trovo, è lo spazio mentale che devo imparare a vedere, allenarlo, farlo diventare forte.

Al “non ho tempo” non ci credo molto: perché magari di tempo ce n’è davvero poco, ma quel poco si può trovare, custodire e in un certo senso difendere, basta provarci.

E questo provarci è una questione di spazio, non fisico ma di testa.

 

Sarò capace?

La domanda del secolo. Non lo so, ma prometto di provarci. Anzi no, prometto di allenarmi perché se ci provo una volta ogni mille secoli poi per forza non ci riesco. E mi resta quella nostalgia un po’ appiccicosa delle cose lontane.

Quindi adesso ricomincio, almeno con le storie piccolissime su Facebook, e vediamo come va. Magari trovo una soluzione anche per le altre due scritture. Inizio l’allenamento con le cose semplici, poi se funziona aumento il livello. Si fa così, no?

Vabbè, io inizio, vediamo se funziona.

 

E tu, c’è uno spazio che dedichi alla scrittura creativa, alle idee in libertà, alla ricerca di ispirazioni? Se vuoi uno strumento che ti aiuti a sperimentare e trovare nuovi sguardi, vai a sbirciare il Quaderno delle ispirazioni: l’ho creato proprio per questo, ci ho nascosto dentro semi di meraviglia.

 

(foto Tj Holowaychukon Unsplash)

2 Comments
  • margherita

    24 Aprile 2018 at 8:38

    Scrivi, scrivi, scrivi che io adoro leggerti e mi ispiri sempre un sacco.

    • Valeria Zangrandi

      24 Aprile 2018 at 8:39

      Margherita, grazie!!
      E sì, ho deciso che lo prendo come un allenamento, che quindi deve essere costante per funzionare 😉