Ti racconto il mio primo anno da freelance
Esattamente un anno fa erano i miei ultimi giorni in un ufficio. Il 31 dicembre il contratto sarebbe scaduto e mi avevano proposto di scegliere tra un tempo indeterminato e una collaborazione esterna, meno pagata (ovviamente) e meno impegnativa (ma non così tanto meno) in termini di tempo.
Hai presente quando la pancia di dice “vai”? Ecco, la mia l’ha proprio urlato. E io ho scelto. L’indeterminatezza.
E adesso che è passato un anno, come va? – si chiederanno i miei piccoli lettori.
Mettetevi comodi e prendete le vostre tazze di cioccolata, che vi racconto.
I primi mesi | Quando ero solo da un’altra parte
Diciamo che è stata una falsa partenza. I primi due mesi ho lavorato da casa e ho capito che no, da casa non sono capace di lavorare (*), quindi mi sono spostata in un coworking. Ok, ufficio-casa-coworking, ma poi? Cos’era cambiato nel mio lavoro? Cos’era cambiato davvero, dico?
Beh, ti confesserò: mica tanto.
Il mio precedente datore di lavoro era diventato il mio cliente principale e poi ne avevo uno nuovo, di cliente, piccolo ma che mi piaceva molto. Oltre a questo, praticamente nessuno sapeva che avevo scelto di diventare freelance, non mi promuovevo, non cercavo altri contatti – un po’ perché, come ti dicevo, la mole di lavoro era diminuita ma non di tanto, un po’ perché, avendo comunque delle entrate fisse, non avevo il terrore di non riuscire pagare l’affitto l’adrenalina di cercare altro.
A metà | Quando ho deciso di saltare (due volte)
Poi, come ti ho raccontato quando ho messo online questo sito, ho fatto il salto. Ho iniziato a spiegare quello che facevo, a raccontare il mio lavoro e perché mi piace così tanto. Ho iniziato a farmi promozione.
Da lì ogni settimana dedico del tempo a questo blog, alla comunicazione social, alle idee nuove da sviluppare, ai contatti e alle relazioni. È uno sbattimento? Oh sì. Ma mi piace e soprattutto porta risultati.
Scommetto che sei andata a rileggere il titolo di questo paragrafo e ti stai chiedendo “e il secondo salto?”. Eh. Il secondo salto l’ho fatto quando ho preso tutto il coraggio che avevo e ho lasciato il mio cliente principale. Come in una relazione stanca che si trascina, tra noi non funzionava più. Niente di male, succede, ma in questi casi ostinarsi a rimanere non fa bene a nessuno dei due.
E ho scelto di nuovo. L’indeterminatezza. Con un sacco di paura, lo ammetto, ma sorridendo molto.
Adesso | Quando sto iniziando a ballare
Se stai pensando che sono stata un po’ lenta, hai ragione. Sono diventata freelance un anno fa e ho iniziato a ballare davvero solo da qualche mese.
Ma sto prendendo il ritmo. Sto superando l’imbarazzo del propormi (no, non è mica scontato).
Ho fatto degli errori e li ho scritti per non cascarci più: come proporre servizi a chi è già bravissimo in quelle cose, per esempio, solo perché ho pensato che lì c’era la sensibilità giusta per apprezzarli, ed era vero, ma non avevo considerato che c’erano pure tutte le competenze per farcela senza di me. O come non smettere di andare ad appuntamenti con quei potenziali clienti che era evidente sarebbero rimasti solo potenziali, senza diventare clienti mai, e intanto perdere ore e ore e ore e ore.
Quindi, per riassumere il mio 2016 da freelance. Ho scelto. Ho temporeggiato (per paura e pigrizia). Ho saltato. Ho cominciato a ballare. Adesso inizio a divertirmi.
Quindi, caro 2017, io ti prometto che non perdo il ritmo e tu cerca di essere collaborativo, ok?
La tua freelance innamorata delle virgole,
Valeria
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(*) a distanza di qualche anno da questo articolo ti posso dire invece che lavorare a casa mi piace molto, quindi adesso alterno felicemente tra il salotto, il coworking e qualche mattina in cui mi porto il computer al tavolino del bar.
Shalma
21 Dicembre 2016 at 9:11Hai fatto scelte difficili, ma di cuore. E vedrai che la tua pancia non mente, come quando urla: “ancora pizza!” 🙂 Sei bravissima e lo comunichi perfettamente.
Valeria Zangrandi
17 Gennaio 2017 at 13:27Grazie, cara! Davvero, grazie!