Scrivere per gli altri è costruire una strada, insieme
Scegliere le parole, provare a intrecciarle, spostarle, leggerle ad alta voce per sentire il suono che fanno, scoprirne di nuove, riscoprirne di antiche, seguire tutte le regole della scrittura e poi ogni tanto prendersi la libertà di infrangerne una.
Giocare con le parole è una cosa che mi piace da matti, tanto che forse ho scelto questo lavoro perché in fondo è una scusa per scrivere sempre. E “scrivere sempre” in questo caso vuol dire scrivere soprattutto per gli altri, che è una cosa che richiede qualche attenzione particolare.
Intanto: ascolta
Il primo punto da tenere presente è questo: se scrivi per qualcuno, devi prima prenderti del tempo per ascoltare questa persona (o questa realtà). Che non vuol dire solo leggere il materiale che ti servirà per produrre i testi o raccogliere i contenuti: quello di cui ti parlo è un ascolto più profondo, un ascolto che va al di là delle “cose da scrivere”.
Prima di iniziare a creare i testi, impara qualcosa sulla persona che te li ha commissionati, sulla sua storia, sul suo lavoro, sulla realtà che le tue parole descriveranno. Ascolta anche le cose che magari ti sembrano banali o “di contorno”: non diventeranno pezzi dei tuoi testi ma ti aiuteranno a capire meglio il tuo committente.
Poi: mettiti nei panni del tuo cliente
Dico sempre che quando scriviamo dobbiamo metterci nei panni di chi leggerà le nostre parole e questo è verissimo ma, quando creiamo testi su commissione, è solo un pezzo del lavoro.
In questo caso infatti è importantissimo anche guardare le parole che scegliamo con gli occhi del nostro cliente e chiederci: sono abbastanza “sue”? Lo rappresentano? Leggendole, si sentirà in sintonia con loro – con il loro intreccio, con il loro suono, con la scia di significato che lasciano?
Chiediamocelo e poi chiediamolo anche a lui (o lei). L’acquisizione di uno sguardo si costruisce anche grazie al confronto, agli aggiustamenti, limando frasi e parole seguendo i suggerimenti di chi in quei testi si dovrà rispecchiare e riconoscere. È un percorso che si fa insieme.
E ancora: indossa la sua voce
Questa è un’altra cosa fondamentale: quando scriviamo per qualcuno che non siamo noi, dobbiamo riuscire a sintonizzarci sulle sue linee d’onda, “parlando” con una voce che non è più nostra ma che diventa sua.
Quando creiamo testi su commissione, le corde vocali della nostra scrittura devono subire una metamorfosi, mettere da parte lo stile che sono abituate a usare e con il quale si sentono a casa per adattarsi alla voce di qualcun altro, rispecchiare un’identità che non è la nostra.
Se la nostra voce parla di noi – del nostro modo di essere, di porci nei confronti del mondo, dei nostri valori, del tipo di relazione che vogliamo instaurare con i nostri lettori – la voce dei testi che scriviamo per altre persone deve riuscire a rappresentare i loro valori, la loro personalità, il loro modo unico di stare nel mondo.
E come si fa? Tornando al punto uno: ascoltando con attenzione. E poi provando a creare un ritmo e a scegliere parole e modi di raccontare che siano coerenti con quella voce.
Si scrive sempre per qualcuno, che in un certo senso vuol dire scrivere con qualcuno.
Si costruisce una strada di parole. Insieme. Ed è un po’ una magia.
Ps: a proposito di scrivere, lo sai vero che è uscito Blog Power!? Dai, corri a vedere!
(foto Hello I’m Nik on Unsplash)