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Perché in comunicazione non esiste la “soluzione definitiva”

comunicazione, non c'è la ricetta perfetta

Perché in comunicazione non esiste la “soluzione definitiva”

Se c’è una cosa che mi fa abbastanza impazzire (e non di felicità) è leggere quegli articoli che ti assicurano la soluzione perfetta per far ingranare la tua comunicazione. La tua, la mia, insomma la comunicazione di tutti: quelli che ti dicono che c’è una ricetta precisa, che basta mischiare gli ingredienti, seguirla passo passo e bam, la comunicazione è servita.

Indovina? Non è vero. Ma proprio per niente.

 

Che cosa, per esempio, non è vero

Non è vero che esiste un numero perfetto di post per far funzionare una pagina Facebook. Uno al giorno? Tre al giorno – mattina, pomeriggio e sera? Prima di colazione? Dopo tre ore dal pranzo altrimenti si blocca la digestione? Dipende. Diciamo che c’è un range di “pubblicazione ragionevole”: non troppo poco, altrimenti i fan si dimenticano di noi, né troppo spesso, perché ci faremmo concorrenza da soli. Non meno di uno a settimana e non più di uno al giorno, potremmo dire, ma se non proviamo non sappiamo se per noi questa frequenza può funzionare.

Non è vero che c’è un minimo di fan, su Facebook o su Instagram, sotto il quale la nostra comunicazione non può stare. Certo, avere pochissime persone che ci seguono, se dobbiamo promuovere il nostro lavoro, può essere problematico, ma come si può dire “almeno 5.000, almeno 10.000, almeno un milione”? In base a cosa? Ha più senso invece capire chi sono quelli che ci seguono ora, se sono persone davvero interessate, se si possono trasformare in clienti, se sono invece profili fantasma e quindi totalmente inutili.

Non è vero che la promozione su Facebook non funziona se non investo almeno un tot. Certo, se non investo nulla si fa difficile, e fin qui ci siamo. Ma il quanto dipende da noi, dalle nostre possibilità e soprattutto dai nostri obiettivi: dove vogliamo arrivare con quelle sponsorizzate? Cosa vogliamo ottenere? E soprattutto: meglio investire meno ma in modo efficace piuttosto che mille mila soldi per mettere in evidenza post a caso o per far crescere i fan della pagina senza un minimo di targetizzazione.

E potrei continuare, eh. Non c’è il numero perfetto di articoli da pubblicare sul blog, il numero giusto di newsletter da inviare al mese o l’orario ideale per andare online su Instagram.

Niente. Di. Tutto. Questo.

 

E allora cosa c’è

Ci sei tu e ci sono i fattori da considerare per prendere le tue decisioni – quanto pubblicare, a che ora, con quale frequenza.

La comunicazione che funziona è quella che si costruisce su di te, sui tuoi obiettivi, sul tuo target. Cosa ci vuoi fare con quella comunicazione? Cosa vuoi dire con quel blog, a chi stai parlando, perché vuoi raggiungere quelle persone, cosa ti aspetti da loro? Quali sono i risultati generali che vuoi raggiungere? E quelli intermedi?

Si parte da qui: da quello che c’è, dalla direzione che vogliamo prendere, dalla strada che pensiamo di percorrere per arrivare alla nostra meta.

Le nostre attività sono diverse, i nostri obiettivi – di lavoro e di comunicazione – sono diversi, il racconto che facciamo del nostro lavoro sarà quindi diverso: come possono, con queste premesse, esistere delle soluzioni uniche per tutti?

Eh ma così è difficile, penserai tu: se non ho una ricetta devo andare per tentativi. Ecco, sì e no: sì, è (più) difficile, ma no, non si va semplicemente per tentativi. Si fa un piano e poi si sperimenta, si monitora cosa funziona e cosa no e, al massimo, si aggiusta il tiro. Ci vuole più tempo, si fa più fatica, ma poi i risultati arrivano e – guarda un po’ – restano nel tempo.

 

Quindi buttiamo le soluzioni facili. Lanciamoci nell’avventura di creare una strategia con delle belle radici concrete e poi partiamo. E costruiamo il nostro racconto. Passo dopo passo.

 

Per cominciare, vuoi provare a osservare la tua comunicazione con uno sguardo più attento? Ti guido io: iscriviti a Occhialetti, è un workbook suddiviso in 5 sezioni che ti aiuta a scoprire come sta andando il tuo racconto.

 

(foto Aleks Dorohovich on Unsplash)